Biologia

Ein kurzer Steckbrief des Bartgeiers (Gypaetus barbatus)

  • Peso: 5 a 7 kg
  • Apertura alare: 2.6 a 2.9 m
  • Differenze tra i sessi: nessuna differenza esterna
  • Habitat: zone alpine
  • Alimentazione: ossa di animali morti
  • Accoppiamento: novembre, dicembre
  • Deposizione: dicembre a febbraio
  • Durata della cova: 52 a 58 giorni
  • Primo volo: 110 a 130 giorni dopo la schiusa dell‘uovo
  • Maturità sessuale: 5 a 7 anni
  • Primo pulcino: in media all’età di 8 a 9 anni
  • Tasso di riproduzione: 1 pulcino ogni 1 a 2 anni
  • Aspettativa di vita: in cattività fino a 50 anni

In gipeto – un rapace eccezionale

Il gipeto è l’unica specie di avvoltoio ad essersi specializzata nel consumo di ossa di animali morti. Questa particolare alimentazione richiede molti adattamenti. Perciò il gipeto si distingue dagli altri avvoltoi per vari aspetti.

Un avvoltoio atipico caratterizzato da un folto piumaggio del capo

Gli avvoltoi si nutrono di carogne provvedendo alla rapida eliminazione dei cadaveri. Contribuiscono così a limitare l’espansione di malattie. La testa e il collo praticamente calvi di molte specie rappresentano un adattamento a questa particolare forma di alimentazione. Infatti così le piume non si imbrattano con il sangue dei cadaveri freschi. Nel gipeto che si nutre prevalentemente di ossa di ungulati morti, invece, il piumaggio della testa è molto folto in quanto non vi è alcun rischio che si sporchi durante i pasti.

Nutrirsi di ossa –trucchi e segreti del gipeto

Le ossa rappresentano una fonte di cibo molto particolare. Oltre al calcio contengono molti grassi e proteine nutrienti, ma sono anche estremamente dure e difficili da digerire. Vi sono solo poche specie in grado di digerirle efficientemente. Una di queste è il gipeto che vi riesce grazie a diversi adattamenti. I succhi gastrici estremamente acidi gli permettono di sciogliere bene il calcio delle ossa. La sua trachea arriva quasi alla punta del becco. Riesce così a respirare anche se un pezzo di osso gli rimane incastrato in gola.

Particolarmente affascinante è la sua maniera di gestire le ossa troppo grandi per essere ingoiate. In volo le porta in alto sopra a una sassaia e le lascia cadere a terra più volte, fino a quando non si rompono in pezzi ingoiabili. Si tratta di un comportamento innato che viene esercitato e migliorato con costanza durante gli anni della giovinezza.

Ein Geier mit Bart

Der Bartgeier hat viele Namen. In diversen Sprachen bezieht sich sein Name auf seine Ernährungsweise. So heisst er beispielsweise in Tirol „Boanbrüchl“ und in Spanien „Quebrantahuesos“, was soviel wie Knochenbrecher bedeutet. Im Englischen wird oft noch der Begriff „Lammergeyer“ verwendet. Auch im deutschsprachigen Raum war „Lämmergeier“ lange ein gebräuchlicher Name, weil man fälschlicherweise davon ausging , dass Bartgeier Lämmer erbeuten. Dank Aufklärungsarbeit hat man dieses Missverständnis ausgeräumt und heute hat sich der Name Bartgeier durchgesetzt. Der Name bezieht sich auf den dunklen, borstenartigen Bart, der für diese Geierart charakteristisch ist und den Kopf sowohl von Weibchen und Männchen ziert. Wozu der Bart dient, ist nicht geklärt. Möglicherweise hilft er dem Bartgeier auch als Tastorgan, wenn er die Sehnen sperrige Gelenke auftrennen

Grande volatore legato agli ambienti alpini

Per trovare qualcosa di cui cibarsi i gipeti sono spesso costretti a percorrere lunghe distanze. Grazie all’enorme apertura alare sono però dei veleggiatori di prim’ordine. Con un‘ apertura alare di 2.6 a 2.9 metri e 5-7 kg di peso sono gli uccelli nidificanti più grandi delle Alpi. I gipeti prediligono paesaggi montani ampi e aperti. Qui per andare alla ricerca di resti di animali morti sfruttano le correnti ascensionali che si creano lungo i pendii. Poiché i gipeti per scovare il cibo si basano sul senso della vista, spesso volano ad altezze relativamente basse, cosa che a volte porta ad incontri ravvicinati tra l’uomo e questo straordinario uccello.

Pochi discendenti – lunga vita

I gipeti raggiungono la maturità sessuale a 5-7 anni. Spesso la prima riproduzione riesce però solo a 8-9 anni. Una coppia arriva ad allevare al massimo un piccolo per stagione riproduttiva e solitamente si riproduce solo ogni 2 o 3 anni. I gipeti si riproducono quindi molto lentamente. Per creare e mantenere una popolazione è dunque fondamentale che i gipeti possano sopravvivere a lungo e riprodursi più volte. Non sorprende quindi che i gipeti vivano molto a lungo. In cattività raggiungono regolarmente 40-50 di età e anche in natura gipeti di oltre 30 anni non sono probabilmente una rarità. Diversi pericoli, anche creati dall’uomo, possono però rapidamente aumentare il tasso di mortalità dei gipeti con conseguenze fatali per la loro sopravvivenza. Per questo i gipeti possono sopravvivere a lungo termine solo là dove vengono protetti.

Un uovo per ogni emergenza

I gipeti riescono ad allevare un solo piccolo per anno ma solitamente depongono due uova. Poiché le due uova vengono deposte a una settimana di distanza l’uno dall’altro, i pulcini nascono in momenti differenti e hanno dimensioni diverse. Dato che i piccoli gipeti sono molto aggressivi, durante i primi giorni la situazione di concorrenza nel nido porta il più forte a vessare il più debole impedendogli di mangiare fino a farlo morire.

Rifacendosi alla storia del fratricidio tra Caino e Abele del Vecchio Testamento, questo meccanismo viene chiamato cainismo. La sua spiegazione biologica è la seguente: per i genitori è così impegnativo procacciarsi il cibo che questo basta a sfamare un solo piccolo. Il secondo uovo costituisce quindi una sorta di riserva biologica, nel caso in cui il primo non sia stato fecondato, l’embrione muoia prima della schiusa oppure il primo pulcino non sopravviva ai primi giorni di vita.

Covare d‘inverno

Nelle Alpi i gipeti iniziano a covare tra fine dicembre e fine febbraio. La scelta di questo momento dell’anno un po‘ particolare è una conseguenza del nutrimento dei pulcini che, non essendo ancora in grado di digerire le ossa, durante le prime settimane devono essere sfamati con carne fresca. I gipeti covano per 55 giorni circa. I piccoli nascono quindi alla fine dell’inverno quando i cadaveri degli animali che non hanno sopravvissuto ai rigori della stagione fredda sono particolarmente abbondanti, permettendo ai genitori di trovare più facilmente carne fresca per i loro piccoli.

Occhi lucenti, petto truccato: ai gipeti piace il rosso

Il piumaggio dei gipeti è particolarmente bello. Gli occhi luccicano di rosso quando qualcosa attira la loro attenzione o quando sono agitati (per saperne di più>>). Durante la giovinezza il loro piumaggio è prevalentemente marrone scuro. A partire dai 4 anni le piume della testa, del petto e della pancia diventano sempre più bianche e un comportamento molto singolare guadagna importanza: entrambi i sessi cercano miratamente punti d’acqua con sedimenti ricchi di ossidi di ferro. In seguito a lunghi bagni in queste pozzanghere soprattutto il piumaggio del petto si tinge di un intenso colore rosso-arancio. Attualmente non è chiaro se questo comportamento serve per ornarsi, oppure se durante la cova gli ossidi di ferro proteggono l’uovo da infezioni. Magari entrambe le ipotesi sono corrette oppure vi sono ulteriori spiegazioni ancora sconosciute.

La parentela dei gipeti

Al mondo vi sono 23 specie di avvoltoi, divise tra specie del nuovo e del vecchio mondo. Le prime popolano il continente americano, le seconde l’Eurasia. I 7 avvoltoi del nuovo mondo sono più strettamente imparentati con le cicogne che non con gli avvoltoi del vecchio mondo e nel corso dell’evoluzione hanno sviluppato l’abitudine di nutrirsi di cadaveri indipendentemente dai nostri. Dei 16 avvoltoi dell’Eurasia, 4 vivono in Europa. La Vulture Conservation Foundation si impegna per la loro protezione.

L’avvoltoio europeo più comune è il grifone, presente soprattutto in Spagna e al sud della Francia. Giovani grifoni raggiungono regolarmente le Alpi. Anche il gipeto monaco, con 7-21 kg di peso l’avvoltoio europeo più grande, e il rarissimo capovaccaio vivono in Europa. I capovaccai mangiano anche piccoli cadaveri, sterco e addirittura uova di struzzo che riescono ad aprire picchiandole con dei sassi. Si pensa che durante l’evoluzione il capovaccaio e il gipeto si siano separati presto dagli altri avvoltoi del vecchio mondo.

Ampiamente distribuito ma fortemente minacciato

I gipeti hanno un areale molto ampio. Originariamente erano presenti in praticamente tutte le catene montuose dell’Europa. Attualmente grandi popolazioni vivono ancora nell’Himalaya e in Asia centrale. Nelle zone montuose del Africa dell’est e meridionale vive addirittura una sottospecie diversa. A livello mondiale in molte regioni le popolazioni di avvoltoi sono però in forte calo. Questo vale anche per il gipeto. Soprattutto nelle regioni mediterranee i gipeti sono fortemente minacciati. Il progetto di reintroduzione del gipeto nelle Alpi riveste quindi una particolare importanza

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